Estratto da "42° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese -Lavoro, professionalità, rappresentanze - La ritrovata fiducia per le professioni intellettuali":
"Il cliente medio, di per sé, non ha interesse specifico a quanto e a come si affaccia nella professione di avvocato la logica di mercato. Ciò che gli interessa di più è che questo professionista sia competente, affidabile e possa risolvere il suo problema, cosa che non coincide necessariamente con un successo in giudizio, ma spesso comporta un'attività più complessa di relazioni e di mediazione.
Circa l'aspetto che è stato a lungo considerato un elemento contraddittorio con le dinamiche di mercato, le tariffe, emerge che il costo delle prestazioni dell'avvocato non è un elemento negativo, né le parcelle sono ritenute tali da scoraggiare il ricorso a questo professionista o da incidere sul giudizio che il cliente ha nei suoi confronti. Questo si vede chiaramente se si considera che:
- la chiarezza sulle tariffe praticate è ritenuta nella maggioranza dei casi medio-alta, e solo il 17,9% la considera scarsa (v. grafico) lasciando pensare che non sono gli avvocati a rendere difficile la comprensione della tariffa, ma è la legge stessa che andrebbe rivista per corrispondere ad una sua maggiore fruibilità:
- solo il 6,3% di chi ha cambiato avvocato lo ha fatto poichè le tariffe pratiche erano troppo care;
- il 58,1% ritiene che la giustizia non costa tanto per colpa degli avvocati, smentendo l'altro luogo comune per cui questi professionisti sono ritenuti colpevoli di aggravare i tempi di attesa dei giudizi per dilatare anche i tempi di pagamento;
- per l'87,3% dei clienti, non è vero che se un avvocato ha tariffe troppo basse non sia bravo, perchè la sua preparazione è legata ad altri elementi e ad altre valutazioni".
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